Bilancio Sociale 2023

E’ con grande gioia che vi dò il benvenuto nell’anno del 10° anniversario della Fondazione Ernesto Pellegrini onlus: è stato infatti nel mese di ottobre 2014 che la neo costituita Fondazione ha dato il via al Ristorante solidale Ruben, conosciuto come il ristorante dove si cena con 1€. Da allora oltre 12.000 persone hanno trascorso con noi il tempo della cena, parlando del proprio passato, della difficoltà momentanea del presente e del futuro che con noi si sono impegnati a ripensare e perseguire.

12000 storie di persone portatrici di un bisogno socialmente compatibile che ci hanno fatto capire quanto subdola sia questa povertà improvvisa, esteticamente non visibile perché non si fa leggere sui volti delle persone che ne sono colpite, ma ne appesantisce il cuore.

Il nostro staff e i nostri volontari li hanno accolti, hanno condiviso le loro storie, hanno con loro cercato di riprendere, ricucire il filo spezzato proponendo un nuovo inizio. Con questo obiettivo sono nati i tanti progetti, oltre il cibo, che Ruben ha sviluppato in questi 10 anni. Il progetto di housing Giambellino 143 per le emergenze abitative, il progetto Marker per indagare il momento cruciale del passaggio dalla normalità all’indigenza, il progetto Amis per mettere la persona, e non il singolo bisogno, al centro delle tante attenzioni che i vari enti pubblici e privati dedicano a chi è in stato di necessità, il progetto I piccoli amici di Ruben per dare ai nostri bambini una ora di asilo mentre i genitori cenano, il progetto Tutor per accompagnare i singoli nel loro percorso di ripartenza. Dieci anni di impegno durante i quali abbiamo osservato una ulteriore evoluzione delle nuove povertà: quella che vede i poveri perché senza lavoro trasformati in lavoratori poveri.

E proprio al lavoro povero abbiamo dedicato #cisiamo9, la nona edizione del nostro convegno annuale. Ci siamo trovati il 25 novembre presso Ruben, trasformato da ristorante ad auditorium, per affrontare il tema che, oltre a segnare profondamente il mondo del lavoro di oggi, è un elemento fortemente incidente sul nostro progetto Ruben. Pur essendo quello del lavoro povero un fenomeno in crescita da alcuni anni, è solo nell’ultimo che è diventata significativa la trasformazione dello status di molti dei nostri commensali: sempre fragili, si, ma molti di loro non più poveri perché senza lavoro, ma lavoratori poveri.

I nostri assistiti, nel primo quinquennio della nostra presenza, erano caratterizzati nella quasi totalità dall’essere tipicamente disoccupati ed estromessi dal mercato del lavoro. È questa fascia di persone fragili che fin dalla nostra fondazione ci siamo impegnati ad assistere, ponendo al centro della nostro agire la motivazione a ricercare un lavoro e attraverso il lavoro ritrovato favorire il rientro a pieno titolo nel mondo cui appartenevano. Nel secondo quinquennio l’equazione – lavoro fuoriuscita dalla indigenza – si è sempre più affievolita.

Oggi il lavoro non è più garanzia contro la povertà. Sono in continua crescita infatti le situazioni in cui una persona occupata, pur ricevendo una retribuzione che potrebbe essere ritenuta adeguata, è gravata da un carico famigliare e da compiti di cura allʼinterno della famiglia concomitanti ed elevati che rendono detto reddito non più sufficiente. In queste situazioni la garanzia contro la povertà e la possibilità di ricreare una situazione economicamente equilibrata possono essere date solo da un sistema di welfare sartorialmente definito per ogni singola situazione dove, il sostenere si aggiunge al dare.

E questo è l’obiettivo della nostra Fondazione all’inizio del secondo decennio di vita: elaborare progetti di welfare ponderato per ciascuno dei nostri assistiti coinvolgendo tutte le strutture che agiscono attorno a noi in una ottica di responsabilità collettiva e territoriale.

Il caro amico Giuseppe, lo staff Christian e Anna, gli oltre centoventi volontari, che saluto e ringrazio per l’impegno di questi primi dieci anni, sapranno certamente adattare alle nuove e sempre dinamiche forme di povertà che verranno a evidenziarsi nel tempo le risorse antropiche, intellettuali e morali necessarie per contrastarle.

Da parte sua la Pellegrini, nella assunzione convinta della propria responsabilità sociale verso il territorio in cui opera, continuerà anche in futuro a garantire il necessario supporto economico affinché la Fondazione che porta il mio nome, possa continuare a essere un punto di riferimento per tutti quanti a Milano, una delle città più ricche del mondo, sono in prima linea a combattere la povertà dei suoi cittadini meno fortunati